State of Mind – Recensione – Switch, PS4, Xbox One, PC

State of Mind – recensione di LaraPadawan

State of Mind è un gioco di avventura sviluppato da Daedalic Entertainment che affronta un tema dell’era digitale che è stato piuttosto popolare tra i media, chiamato transumanesimo

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State of Mind – Partiamo dalla trama…

La trama del gioco esplora l’idea che l’esistenza possa andare oltre il regno fisico e continuare a persistere nello spettro virtuale utopico. È un tema che è stato esplorato, nel cinema e nella TV (qualcuno ha detto Black Mirror?).

Ambientato nella distopica città cyberpunk di Berlino, State of Mind ruota intorno alla vita di due personaggi centrali. Il giocatore si alternerà tra i ruoli di Richard ed Adam, due persone ordinarie che conducono vite apparentemente normali ma problematiche. 

Anche se i due non si sono mai incontrati, sono connessi tra loro, infatti alla fine si incontreranno. Ci sono un paio di interessanti colpi di scena lungo il percorso che aiutano a rimanere attaccati alla trama per tutto il viaggio, ma non vi spoilero nulla.

State of Mind – Una sorta di romanzo virtuale, ma giocare non è come leggere…

Mentre la trama e l’ambientazione contribuiscono a mantenere incollati alla console, il gameplay in sé non è altrettanto interessante. 

Come nel caso dei giochi di avventura degli anni passati, si viaggia attraverso una serie di luoghi con esplorazione limitata ed oggetti di interesse con cui interagire. Le interazioni primarie implicano una conversazione con personaggi non giocabili, con più opzioni di dialogo tra cui scegliere. Tuttavia, queste scelte di dialogo sembrano non avere alcun impatto sulla narrativa stessa e sono semplicemente lì per raccogliere ulteriori retroscena. 

Di fatto, l’importante scelta di dialogo viene solitamente evidenziata nel caso in cui il giocatore desideri sperimentare la narrazione con il minimo sforzo, proprio come un romanzo visivo. Ad ogni modo, non vi è alcuna conseguenza o percorso che porti ad uno stato di fallimento.

Oltre alle conversazioni faccia a faccia, viene anche richiesto di effettuare chiamate telefoniche tramite il servizio Cloudnet del gioco e di impegnarsi in una conversazione con le persone di interesse per far avanzare la trama. 

C’è anche una gestione di inventario di base, che ci invita a raccogliere elementi chiave, come una carta d’identità. 

C’è anche un paio di strani mini-giochi gettati dentro per buona misura. Ce n’è uno in cui bisogna avere a che fare con dei terminali, per prendere il controllo di un drone al fine di disabilitare altri droni e scansionare personaggi non giocabili, e un altro in cui riassemblare frammenti di memoria dal passato del personaggio mettendo insieme un’immagine. 

Dopo un certo punto della storia, si può passare liberamente da Richard a Adam accedendo alla bacheca dei rispettivi appartamenti.

State of Mind – Dannati muri invisibili!

Se la storia può non essere percepita da subito, di sicuro l’ambientazione e l’atmosfera cyberpunk ben realizzate catturano l’attenzione. È un mondo che richiede di essere esplorato, ma è possibile farlo solo entro i confini limitati delle regioni attraversabili del gioco. Ben presto infatti ci si ritrova a colpire un muro invisibile che impedisce di andare oltre, non è un open world! 

Il gioco fa un lavoro generale abbastanza buono nel comparto audiovisivo, anche se non senza alcuni problemi evidenti. 

Sia gli ambienti che i modelli di carattere sfoggiano un’estetica minimalista e low-poly, che si sente fresca e dà al gioco una sua identità distinta. Tuttavia, le animazioni dei personaggi possono variare da rigida a ridicolmente povera, a volte. 

La recitazione vocale è ben fatta, ed è anche bello avere l’opzione di passare a voci di doppiaggio in tedesco per motivi di autenticità, dato che il gioco è ambientato a Berlino.

Vi ricordiamo che State of Mind è disponibile dal 15 Agosto 2018 su Nintendo Switch, PlayStation 4, Xbox One, Microsoft Windows, Linux, Classic Mac OS.

SITO UFFICIALE

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Alessia Lara Padawan – Romana, youtuber, nerd fino al midollo, adora film, serieTV, cartoni animati ed è malata da anni di una grave forma di dipendenza dai videogames. Il suo motto è: “Se credi anche lontanamente che ne valga la pena… allora GIOCALO!”