Into the Breach – Recensione – PC Windows

Into The Breach – recensione di Mirko Tefatika

Chi ha già giocato Faster Than Light (d’ora in poi FTL, nome con cui è ironicamente più famoso), avrà una vaga idea di cosa aspettarsi da questo titolo; del primo targato Subset Games, Into the Breach eredita in realtà solo la qualità, avendo uno stile di gioco quasi totalmente diverso.

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Into The Breach – Quello che sembra e quello che invece è!

Come prima impressione, Into the Breach può ricordare – erroneamente – Final Fantasy Tactics, un GDR tattico a turni con, in più, elementi roguelike come… beh… FTL.

Avendo a disposizione uno squadrone di tre mech, dovremo cercare di difendere quante più strutture possibili dalle ondate di alieni che il gioco ci lancerà contro.

Il gioco è completamente a turni: ci muoveremo su una griglia vista in visuale isometrica ed ogni mech avrà a disposizione una o due abilità per compiere il suo dovere.

Into the Breach - Scenario a griglia isometrico

Ciò che fa funzionare Into the Breach è che le meccaniche sono semplici e comprensibili: non avremo l’assurdo numero di classi di Final Fantasy Tactics o le numerose interazioni fra abilità di Divinity: Original Sin; anche le mappe sono, paragonate ad un qualsiasi gioco simile, abbastanza piccole.

Tutte queste limitazioni sono però, paradossalmente, ciò che rendono Into the Breach un gioco coinvolgente: invece di bombardare il giocatore con molte statistiche, mille mostri diversi e tante distrazioni, dovremo concentrarci su poche, determinanti meccaniche.

Questa scelta è fondamentale in un gioco roguelike dove una singola partita può durare un massimo di un’ora e mezza.

Ma non è solo questo: avere poche cose per volta a cui dar conto rende il gioco molto facile da imparare all’inizio. Per esempio, il primo squadrone di mech che ci troveremo ad usare è basato solo su due meccaniche: danneggiare i nemici o spingerli; queste poche e semplici meccaniche rendono il gioco molto semplice da digerire le prime ore.

Tutto questo discorso, sia chiaro, non vuole dare ad intendere che il gioco sia facile, al contrario: chiunque voglia provare Into the Breach dovrebbe prepararsi a passare anche, alle volte, una ventina di minuti ragionando su un singolo turno, cercando un posizionamento perfetto ed eliminando quanti più nemici possibile.

Tanta dedizione richiesta dal giocatore rende il gioco molto attraente per gli amanti del genere, ma meno adatto al giocatore occasionale (scelta che, personalmente, trovo ardita ed encomiabile da parte degli sviluppatori).

Nonostante possa sembrare impensabile ed estenuante spender tanto tempo a ragionare su un unico turno, è proprio in questo che la semplicità delle meccaniche di Into the Breach risplendono: dovremo sì pensare a lungo, ma avremo poche cose di cui tener conto e questo influirà notevolmente sul peso percepito dal giocatore.

Into the Breach - Mappa di gioco

Into The Breach – Come una partita a scacchi…

Il tipo di sistema di gioco scelto meriterebbe, da solo, un’accurata analisi: in Into the Breach la componente casuale è ridotta ai minimi termini e, per ogni turno, sapremo già in anticipo dove i nemici avranno intenzione di attaccare.

Anche tutte le abilità dei nostri mech non avranno alcun fattore casuale: questa scelta distanzia molto il gioco dai canoni dei GDR tattici ed ogni turno potrebbe sembrare più un enigma da risolvere che altro.

Anche se questa non è una cosa di per sé negativa (tutt’altro; personalmente, è proprio questo ciò che ho amato del gioco), per alcuni giocatori potrebbe portare a ciò che potrebbe essere l’unico difetto del gioco: quando ci ritroveremo davanti ad una situazione irrisolvibile, Into the Breach diventerà enormemente frustrante, perché non avremo alcun modo di uscirne fuori e dovremo, tristemente, accettare la nostra disfatta.

Queste situazioni sono molto più frequenti alle prime partite e tendono a scomparire una volta apprese migliori strategie… Ma talvolta capitano per colpa dell’IA a prescindere dalla nostra inabilità e tenderemo quindi ad incolpare il gioco, quasi come se fosse un bambino di cinque anni che vuole vincere a tutti i costi.

D’altro canto, quando ci ritroveremo in situazioni apparentemente impossibili e riusciremo a cavarcela, il gioco si rivelerà molto appagante.

Into the Breach - Situazione ardua

Tornando alle meccaniche, col tempo sbloccheremo nuovi squadroni di mech: ognuno di questi non avrà solo caratteristiche diverse, come nella maggior parte dei giochi, ma sarà basato su meccaniche completamente nuove o rielaborate.

Questa è una cosa molto apprezzabile perché rende il gioco longevo in modo elegante e genuino.

A tal riguardo, per sbloccare nuovi squadroni dovremo completare degli achievement: è bello vedere uno sviluppatore che integra nel gameplay questa realtà dei videogiochi in maniera intelligente, cosa tra l’altro già successa in FTL.

Into the Breach - Selezione degli squadroni

Into The Breach – Non c’è storia, non c’è inganno.

In ultimo, parlando della trama: questa, in realtà, è quasi del tutto assente.

Il gioco ci fornirà un pretesto per lo svolgimento dell’azione di gioco: una razza aliena, quella dei Vek, compare sulla Terra, distruggendo tutto. Ci ritroveremo quindi con la tecnologia avanzata del futuro e la nostra missione sarà di tornare indietro nel tempo infinite volte, cercando di salvare quante più timeline possibili.

Questa è l’interezza della trama, riassunta.

Paragonato ad FTL, che riusciva a rendere ogni viaggio una piccola storia, su questo fronte Into the Breach è molto carente; nonostante ciò non vada direttamente a ledere l’apprezzabilità del titolo (personalmente, ho al contrario gradito molto la totale devozione al gameplay), è risaputo che una buona fetta dei giocatori contemporanei è attratta da storie e personaggi realizzati in maniera approfondita; i giocatori che verranno da FTL potrebbero restare delusi.

Il gioco ha requisiti tali da poter, probabilmente, essere giocato anche sui più avanzati forni a microonde.

È difficile pensare che qualcuno possa avere difficoltà a farlo girare; è molto probabilmente stato realizzato con engine proprietario (una rapida esplorazione nella cartella dell’applicazione rivela che poggia su SDL ed anche altri file hanno estensioni non comuni; dai requisiti si evince che abbiano usato le OpenGL) ed è, al momento della scrittura del presente articolo, in programma la sua migrazione su Mac e persino Linux; gli sviluppatori hanno inoltre espresso di tenere in considerazione una ulteriore migrazione su piattaforme mobili.

Per ora, è disponibile solo su Steam (a 14,99€) e su GoG (a 12,19€).

L’applicazione è molto stabile ma, purtroppo, non espone molte opzioni (visti i requisiti, ciò non è un gran problema; poter impostare con precisione la risoluzione, però, sarebbe stato conveniente). Dati i controlli, il gioco si presta molto a schermi a tocco e sarebbe veramente una gran cosa poterlo giocare quando non siamo a casa.

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Nato a Caserta, amante dell'informatica, programmatore ed appassionato di design di videogiochi, sguazza nel mondo degli indie alla ricerca di idee innovative e nuove emozioni.