Recensione Hellblade, Senua’s Sacrifice – PS4, PC Steam

Dopo averci regalato un fantastico DMC Devil May Cry, Ninja Theory ci riprova col suo nuovo Hellblade – Senua’s Sacrifice la cui release in tempi così relativamente brevi ha parecchio stupito tutti coloro i quali hanno sbavato sui primi filmati di gameplay.

Più tempo passa, più sale l’hype e maggiori sono le possibilità di deludere i fan che hanno avuto modo di farsi un’idea sbagliata su ciò che in realtà doveva essere il gioco. Ma già sin dalle prime conferenze i dubbi di un ipotetico flop erano piuttosto fondati, a cominciare dal costo particolarmente contenuto di 30€ dovuto al fatto che il gioco verrà distribuito solo in digitale. A questo punto sorgono i dubbi sulla longevità, dato che non si possono fare promesse di un gioco con un battle system interessante immerso in un mondo fantasy dal sapore misto celtico/nordico e farlo durare quanto The Order 1886, ma anche in questo caso pare che i programmatori abbiamo smorzato queste paranoie garantendo una durata minima di otto ore. Sarà vero tutto quanto? Andiamo a vedere.

Inizia il viaggio
Senua è a bordo di una canoa e sta attraversando una palude alla ricerca di qualcosa. Le voci nella sua testa cercano di dissuaderla, cercando di convincerla che si sta imbarcando in un’impresa più grande di lei. Quello che scopriremo qualche minuto dopo aver toccato terra ferma è che il suo scopo è quello di recuperare l’anima del suo amato Dillion varcando i confini del Niflheimr, magari scambiando due parole con Hel in “persona”. La mitologia norrena mista a elementi di sciamanesimo è il mondo in cui ruotano gli avvenimenti di Senua, mentre rimane da scoprire se le voci nella sua testa e gli spiriti dei defunti che vede, siano parte di questa landa desolata ai confini dell’inferno oppure frutto della schizofrenia. Fatto sta che saranno proprio queste voci bisbigliate a guidare il cammino della protagonista e avvisarla dei pericoli.

Sembra un po’ la storia di Orfeo che discende negli inferi per salvare la sua amata Euridice, ma chissà se anche il finale di Hellblade risulterà tragico quanto il mito greco?

Non mi fermerete!
Non dobbiamo pensare a Hellblade come un action, ma come un gioco d’avventura ed esplorazione, ottimamente narrato, con delle fasi di combattimento che servono giusto a spezzare la monotonia dell’andarsene a zonzo in delle aree in cui potrebbe capitare di incontrare la strega di Blair. Lo scopo principale del gioco è quindi quello di raggiungere l’inferno nordico e quindi Dillion, ma per farlo dovremo districarsi attraverso un dedalo di sentieri e passaggi segreti che possiamo individuare sfruttando quello che sembra essere la schizofrenia di Senua.

Grazie alle allucinazioni e i feticci sciamanici, possiamo materializzare delle illusioni che faranno apparire dei ponti dove prima vi erano strapiombi, oppure delle brecce nei muri che ci permetteranno di raggiungere aree prima precluse. Per fare ciò è necessario fissare l’attenzione su alcuni marchi, per imprimerli così nella mente di Senua che le consentiranno una sorta di visione spiritica, grazie alla quale allineando delle icone che sembrano celtiche, più che nordiche, sbloccheranno passaggi segreti e portali. I puzzle non sono particolarmente complicati ma se non entriamo bene nell’ottica di doverli risolvere sfruttando le arcate intrise di sangue con teschi animali, rimarremo bloccati a lungo per un rompicapo di facile intuizione. L’interazione con gli elementi del paesaggio è molto marginale e si limita a spingere porte, sbloccare leve, ecc., mentre per qualche strano motivo Senua non riesce a scavalcare alture più alte di mezzo metro e può arrampicarsi giusto sulle scale. Osservate quindi bene l’ambiente circostante e individuate la strada da percorrere tenendo ben presente queste limitazioni, considerando anche il fatto che se vedete un ponte crollato, probabilmente potrete “aggiustarlo” sfruttando marchi e allucinazioni.

Shh! Cos’è stato?
Il gioco alterna la fase di esplorazione a quella di combattimento, non abbiamo quindi un controllo diretto sull’utilizzo della spada, quello che sappiamo è che dobbiamo premere il tasto di interazione quando ce lo consiglieranno le voci nella testa, mentre Senua sguainerà la spada automaticamente quando ci si pareranno di fronte i nemici.

I nostri avversari sono degli energumeni ben piazzati che indossano un elmo ricavato dal teschio di un animale e brandiscono armi differenti in base al fatto che siano nemici comuni oppure boss. L’interfaccia di combattimento è quanto più di grezzo possa esistere, non vedremo infatti barre di salute, stamina o sistemi di targeting. Lo stato della nostra salute è rappresentato dall’alone rosso attorno lo schermo man mano che riceveremo danni, mentre sui nemici saranno visibili i tagli dei colpi che abbiamo inferto.

A causa dell’illuminazione e area di combattimento però, spesso non possiamo capire quanto è ferito il nostro avversario ma quando sarà in fin di vita, le voci nella testa ci consiglieranno di sferrare il colpo di grazia.

Il combattimento non è però leale, la telecamera è completamente bloccata sulla schiena della protagonista e non abbiamo modo di ruotarla per vedere che pericoli ci sono dietro di noi. Se abbiamo un nemico alle spalle sarà sempre la schizofrenia di Senua ad avvisarci dandoci abbastanza tempo per schivare perfettamente alla cieca l’attacco.

Il moveset del combattimento all’arma bianca è molto completo, abbiamo attacco veloce, potente, pugno o calcio di respinta, schivata e parata con arma. Parare con l’arma col tempismo giusto, poco prima di essere colpiti, ci permetterà di eseguire una risposta potente e letale in grado di sbilanciare l’avversario e sconfiggerlo facilmente con una singola combo. Esistono diversi livelli di difficoltà, ma il combattimento di base non è particolarmente difficile da affrontare o da padroneggiare coi controlli e anche la totale assenza di tutorial non è un grande ostacolo per l’apprendimento.

Ma è possibile morire in Hellblade? Domanda interessante! Dopo un particolare evento nel gioco, Senua riceverà un marchio di corruzione che inizialmente sarà localizzato nella mano destra. Se veniamo sconfitti durante un combattimento, questo marchio inizierà a propagarsi sempre di più man mano che falliremo più e più volte nelle varie tenzoni. Se la corruzione raggiunge il cervello di Senua il game over sarà definitivo e causerà la perdita del salvataggio costringendoci a ricominciare il gioco daccapo!

La morte permanente è simbolo dei giochi hardcore, l’abbiamo per esempio vista nella serie di Diablo e per molti è un elemento di forte critica, ma i giocatori temprati non possono che galvanizzarsi. Da dire che è anche piuttosto difficile morire data la semplicità del combattimento, ma ognuno di noi apprende a velocità diverse e inoltre i boss sono particolarmente resistenti così come i nemici in coppia non attaccano di certo uno alla volta. La morte è qualcosa da temere in battaglia e non è giusto che solo Senua debba patire le pene dell’inferno, ecco anche a voi una bella fetta!

Questo silenzio non mi piace…
Come abbiamo già avuto modo di capire la visuale del personaggio è bloccata dietro la schiena di Senua durante il combattimento, ma durante le fasi esplorative l’analogica destra riprenderà a funzionare e ci consentirà di guardare l’ambiente circostante. Su Playstation 4 Pro possiamo settare la qualità su schermo e impostare il selettore 30/60FPS, ma c’è da dire che in ogni caso il gioco tende a perdersi per strada qualche frame qualora ci sia pioggia o qualche altro fattore esogeno su schermo. Con tutto al massimo le ventole della console iniziano un po’ a impazzire e se state giocando in un ambiente troppo caldo, magari non è il caso di sforzare così tanto la macchina.

Qualità normale e un 60FPS fa girare le ventole a velocità ragionevole e lo spettacolo per gli occhi non viene comunque meno. I programmatori hanno dato un effetto di realismo davvero impressionante per ciò che riguarda l’ambientazione macabra e l’utilizzo delle luci che incupiscono i momenti salienti della storia, fanno risaltare ulteriormente l’ottimo lavoro svolto nel comparto grafico col model di Senua. Gli scenari sono costituiti per lo più da rovine di torri, costruzioni abbandonate e siti per sacrifici umani, in cui simboli, cadaveri e una strana calma circostante vi faranno costantemente rimanere sul chi va là.

Giocare con le cuffie è obbligatorio per ascoltare al meglio le voci bisbigliate e avere una totale immersione nel gioco coi rumori di sottofondo che danno ulteriore coinvolgimento quando le allucinazioni della protagonista si faranno sentire molto di più. Stranamente il gioco mi è crashato una volta su Playstation 4 in prossimità del secondo puzzle col marchio, mentre da ciò che mi capita di vedere da pareri utenti su Steam, pare che Hellblade crashi un po’ più spesso su alcuni PC, mentre in un unico caso un bug non ben definito, abbia impedito a un giocatore di finire il gioco. Ma non è nulla che una buona patch non possa risolvere alla fine dei conti. Il gioco è sottotitolato in italiano ma non doppiato, il che è un bene dato che per fortuna parliamo di un gioco a basso budget.

Avrai anche un esercito, ma noi abbiamo Melina Juergens!
In quanto gioco a basso budget, per la realizzazione del mode di Senua la Ninja Theory non ha optato per un attrice o modella professionista del campo, ma si è semplicemente rivolta alla propria video editor Melina Juergens. Il risultato oltre che impressionante è uno schiaffo in faccia a molti altri modelli e modelle che si definiscono professionisti, ma falliscono spesso e volentieri soprattutto nell’espressività facciale e nella recitazione.

Molti però criticano parecchio il fatto che Senua non sia particolarmente bella o attraente nel gioco, ma anche in questo caso mi sento in dovere di dire che, chi se ne esce con giudizi del genere ha in mente qualche altro gioco.

La protagonista è una guerriera nordica e in tempi così antichi, è già abbastanza un miracolo che i suoi denti siano perfettamente bianchi. Niente trucco, se non pitture di guerra, e capelli tirati indietro annodati e bloccati in modo tale da non coprire gli occhi durante il combattimento erano le scelte pratiche per i guerrieri. Possiamo vedere durante il corso del gioco come il suo corpo cambi, con le pitture di guerra che sbiadiranno fino a scomparire, lasciando posto a tagli e ferite che non andranno via con una lavata d’acqua. Ricordiamoci comunque che non bisogna limitarsi superficialmente alla bellezza fisica: Senua è una donna forte che sta combattendo le voci nella sua testa e i demoni del Niflheimr per liberare l’anima della persona che ama.

A questo punto bisogna chiedere che tipo di gioco abbiamo davanti e se il suo prezzo e la relativa durata di 6-7 ore per finirlo (praticamente dura quanto Resident Evil 7) siano giustificati. Titoli del genere troppo longevi risultano noiosi, quindi la scelta oltre che la capacità di rendere queste poche ore intense vi farà addirittura venire voglia di rigiocarlo solo per apprezzare meglio le allusioni e l’iconografia che prima sembravano non aver senso.

Hellblade è un’avventura grafica narrata in una chiave decisamente originale, intervallata da rompicapo e combattimenti. Un gioco a basso budget, tripla A, realizzato da un team ristretto di tredici elementi (stando ad altre voci, si parla di venti), e distribuito solo su PS4 e PC Steam al costo di 30€.

Seguendo bene le conferenze e tutte le premesse fatte dagli sviluppatori mosse a sfatare l’aspettativa di un gioco sulla stessa riga di DMC, mi hanno aiutato a non essere deluso dal prodotto finale, ma a restarne affascinato.

Marco "Kakashina" Alastor ha il suo primo frontale col cabinet di "Roc'n Rope" ala tenera età di cinque anni e da allora ne investito altri trenta a distruggere gran parte del suo fegato grazie all'hardcore gaming e gli MMO. Laureato in lingue straniere, quando non sta usando lo sfigmomanometro, sfoga la sua rabbia e frustrazione divertendosi a criticare pesantemente traduzioni e doppiaggi in italiano di videogiochi, serie tv, anime e manga. Se lo chiamano il "Torquemada delle traduzioni", ci sarà pure un motivo... - CANALE YOUTUBE - CANALE TWITCH - GOOGLE PLUS