Recensione – Nacon Revolution Pro Controller Gamepad – PS4, PC Steam

Nacon Revolution Pro Controller promette di essere un controller “rivoluzionario”. Riuscirà nel suo intento? Scopriamolo nella nostra recensione!

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Ma quant’è bello quando in Bloodborne dovete schivare l’attacco di un boss, ma il gioco decide di ignorare i comandi e diventate tuttuno col pavimento? Non sembra molto divertente vero? Lag e comandi che si perdono nell’etere sono più letali dei boss e seppur rari, seguono comunque la legge di Murphy e il joypad wireless sarà costretto a perdersi per strada un paio di input. Una bella connessione col cavo risolve il problema e manda a farsi friggere anche il problema della batteria, ma nel caso Playstation 4 risulta attualmente difficile trovare una valida alternativa al DualShock in termini di qualità prezzo. Il Nacon Revolution Pro Controller ci prova ma non ci riesce, andiamo a vedere perché.

Online esistono varie proposte di prezzo che variano dagli 80€ fino a un massimo di 100€ ma diffidate da alcune descrizioni circa la presunta presenza di una custodia, dato che si riferiscono al box di cartoncino con pannelli di chiusura calamitati in cui non è proprio semplice e immediato riporre il controller. Va bene che quando viaggio, mettere un pad in valigia, non è esattamente la mia priorità, dato che lascio la console a casa, ma data la componentistica inclusa nella confezione, una custodia evita di tener in giro per casa la scatola di cartone decisamente più ingombrante e non molto elegante da vedere (chi è sposato/convive sa benissimo di cosa parlo). Potete anche dirmi che non ha senso mettere in una custodia un controller che utilizziamo quotidianamente per giocare, ma questo problema può presentarsi per i praticanti di eSport che vogliono anche apparire fighi presentandosi agli eventi con custodia di stile. A onor del vero riporre il Revolution Pro in scatola è proprio una saggia decisione ed eviterei anche il disturbo di trovare un posto nell’arredamento di casa: un posto sullo scaffale in garage va più che bene.

Ma ormai le mie cellule cerebrali si stanno esercitando da diversi anni nell’arte delle metempsicosi, quindi concludo il mio acquisto e attendo pazientemente l’arrivo del corriere. Dopo qualche giorno e uno scarabocchio su una bolla di consegna che dovrebbe essere la mia firma, corro in studio e mi do all’unpacking violento. All’interno della confezione trovo joypad, cavo USB, contrappesi e una sorta di chiave per aprire i grip del pad. Il cavo a 4 pin che va connesso al joypad si blocca con una rondella evitando così che si disconnetta durante l’utilizzo, ma memore di brutte esperienze vorrei farvi una raccomandazione a riguardo.

Nel collegare il cavo al joypad assicuratevi che la tacca in rilievo del connettore sia posizionata verso l’alto!

Se siete incauti in questa operazione e decidete di fare tutto alla carlona fregandovene del verso esatto in cui far combaciare i pin, rischiate di danneggiare in modo irreversibile il controller. Una volta eseguita questa operazione potete connettere il pad alla console ma avrete sicuramente notato che la pressione del tasto Playstation non riesce ad accendere la console, come capita del resto con quasi ogni altro controller che non sia DualShock. Potete scegliere dunque se accendere manualmente la console oppure, se siete proprio pigri, potete sempre utilizzare il tasto di accensione del pad originale, tanto fino alla scelta del profilo non esistono problemi di conflittualità coi dispositivi.

Il Nacon Revolution Pro(vola), tanto per restare in tema Sony, presenta levetta analogica sinistra e crocetta digitale in posizioni scambiate assumendo così un’aria da controller XBox,  e colgo l’occasione per fare i miei più vivissimi complimenti a chiunque in Giappone abbia approvato il design simile della concorrente statunitense. Per lo meno il resto rimane al proprio posto ma con l’aggiunta di 4 pulsanti posteriori sui quali configurare macro o bindare altri tasti per rendere ulteriormente agevoli i comandi col gioco che preferite, ma con mia somma sopresa non trovo traccia del piccolo altoparlante. Per tutti quei giochi che inviano suoni al pad è obbligatorio l’utilizzo dell’auricolare e parliamo di quello che avete trovato con la console, dato che la Nacon ha scelto di non includerlo, dato anche il costo così contenuto del joypad.

Il touchpad è leggermente più ruvido rispetto all’originale, ma non si dimostra inferiore in termini di fluidità e riconoscimento dell’area di pressione. Le levette analogiche hanno un angolo di inclinazione superiore rispetto al DualShock, stando alla descrizione del sito, parliamo quindi di un 45° contro i 46° del Nacon. Sulla carta può sembrare una differenza ridicola, ma la tra le mani la situazione è completamente diversa.

Le levette analogiche sono più alte rispetto al normale, proprio per una questione di coerenza col maggior angolo di inclinazione che richiede quindi una posizione del pollice leggermente più alta per agevolare la rotazione, ma non il passaggio sui tasti di azione o il digitale. I trigger R2/L2 hanno una corsa pari a quella del DualShock ma non sono altrettanto morbidi perché grazie all’interfaccia di configurazione possiamo modificare il grado di sensibilità. Il tasti dorsali R1/L1 li ho trovati legnosi da morire e un po’ meno X/Cerchio/Triangolo/Quadrato e bisogna anche criticare la pessima scelta della forma del pad digitale che, stando alla Nacon, dovrebbe essere particolarmente più preciso, ma a conti fatti non è assolutamente così. La forma è in pratica un cerchio con delle tacche posizionate a forma di croce ideale sui bordi. L’utilizzo del digitale alla cieca gioca molto sull’identificare col pollice la posizione di queste piccole tacche, ma non risulta molto pratica come soluzione. Mi spiego meglio: nel pad originale Sony i tasti di azione e crocetta direzionale sono allineati e grazie alla loro similitudine ma soprattutto alla specularità  è molto semplice spostarsi dall’analogica sinistra e azzeccare a primo colpo la direzione desiderata. In questa equazione dobbiamo anche aggiungere il fatto che l’area di pressione delle direzioni mirate alto/basso e sinistra/destra presentano un’area di pressione grande il doppio rispetto al normale e nei momenti frenetici una pressione non proprio precisa potrebbe risultare nell’input di una diagonale.

La scelta della forma dei pulsanti posteriori rasenta semplicemente il ridicolo già solo per il fatto che non abbiano pensato a una forma stile trigger o rotella. M3 e M4 si pongono esattamente al di sotto del rispettivo dito medio, mentre M1 e M2 si trovano esattamente di sopra, quindi per premerli potete scegliere se spostarci sopra non proprio comodamente i polpastrelli oppure usare il dorso della falangetta rischiando però, a lungo andare, di vedere qualche simpatico callo. Sempre sul retro troviamo un tasto per il mod switch e uno di cambio dei quattro profili caricabili via software nella eprom del controller che di per sé funzionano benissimo, ma il programma di setup non sarà tanto d’accordo con questa teoria.

Per ciò che riguarda la configurazione tasti aggiuntivi e macro, la casa produttrice non è stata abbastanza furba da creare un’app apposita da distribuire via PSN Store, ci toccherà quindi fare tutto da PC partendo dalla registrazione obbligatoria sul sito ufficiale Nacon per poter avere il permesso di scaricare il relativo software. Una volta cliccato sul link di conferma di registrazione, ci si parerà di fronte l’immagine di Mario Rossi seduto sulla spalla di un The Mountain (Hafþór Júlíus Björnsson) dall’espressione spaventosamente seria e con un’ascia in mano, ma non è chiaro se non sia contento del joypad o del fatto di essere utilizzato come una poltrona. Scopriremo però che quell’immagine è una metafora del nostro stato d’animo non appena avremo a che fare col programma di configurazione Nacon.

Prima di avviare il programma di configurazione, assicuriamoci che il joypad sia connesso al PC, altrimenti il caro buon vecchio software vi risponderà picche. Una volta azzeccata la porta USB ecco che avverrà l’assurdo: il programma di configurazione riconoscerà il controller connesso al sistema, ma Windows rileva invece la presenza di un nuovo dispositivo di Cuffie/Microfono ma quando ve ne accorgerete, vi starete chiedendo come mai non si senta più l’audio del tutorial Youtube che siete andati a cercare per capire meglio il funzionamento del programma. Il workaround per sistemare il problema consiste nel disabilitare il dispositivo direttamente dal pannello di controllo della gestione audio, ma non sono riuscito a trovare nessun driver, anche custom, che permetta a Windows di rilevare il joypad quanto meno come un controller generico. Pare che Steam riconosca tranquillamente un DualShock 4 originale, ma ha qualche difficoltà a far funzionare a dovere il Nacon quindi se state pensando a questo pad per giocare su PC, lasciate assolutamente perdere a meno che non siate degli smanettoni esperti di xinput.

Ma le difficoltà non si fermano qui: superare la schermata iniziale non risulta molto intuitivo a causa di quella piccola icona a forma di play da cliccare in basso a destra. Una volta giunti alla scarna interfaccia di configurazione possiamo caricare, importare e gestire i quattro profili disponibili per il pad e possiamo notare come il setting abbia una grande varietà di opzioni. Possiamo calibrare la risposta e sensibilità di levette analogiche e trigger e ovviamente configurare delle macro da bindare ai quattro tasti aggiuntivi posteriori.

Posso dire che grazie al Nacon Revolution Pro(vola) Controller ho vissuto la mia peggior esperienza in termini di configurazione controller. Non sono il tipo che usa macro e quando ho dei tasti aggiuntivi sul pad, mi limito a bindarci sopra R3 ed L3 dato che non mi trovo molto a mio agio con la pressione delle analogiche, soprattutto quando la levetta di spostamento diventa anche quella della corsa premendola. Creo un nuovo profilo col mio nome, bindo i tasti scollego il joypad e una volta connesso alla PS4 e avviato Bloodborne mi rendo conto che l’operazione non è andata a buon fine. Mi rendo conto di non aver aggiornato il firmware e penso che potrebbe essere questa la causa, ma il risultato è sempre uguale. Torno nuovamente in game e noto che il bind dei tasti funziona ma è stranamente swappato. Riconnetto quindi il controller al PC ma noto che R3/L3 sono assegnati correttamente alla posizione voluta e tornando nuovamente su PS4 stavolta non funzionano del tutto. Dopo aver fatto un po’ Mozart sui tasti del joypad ed essermi arrabbiato così tanto dal diventare un The Mountain esposto troppo a lungo ai raggi gamma, sto per asfaltare il Nacon urlando suoni gutturali, quando il mio gesto inconsulto viene interrotto dall’ultimo neurone non ancora clinicamente pazzo che mi ricorda l’esistenza del tasto Mode. Riconfiguro e carico nuovamente i profili e finalmente tutto funziona come desiderato. Questa informazione non vi verrà fornita da nessun tutorial o manuale delle istruzioni, quindi se vi è capitata la disgrazia di comprare questo joypad spero di esservi stato di aiuto.

Per niente conforme agli standard è invece la creazione macro, dato che non è possibile impostare la durata della pressione di un tasto e non è possibile regolare impostare gli intervalli nella sequenza di funzioni regolandoli sui millisecondi dato che siamo vincolati all’utilizzo di un set timing predefinito. Ma stiamo scherzando? In che modo questo controller dovrebbe essere adatto per eSport se è carente di funzioni e range di impostazioni ormai standard per altre periferiche di gioco come tastiere meccaniche e mouse?

Scartabellando un po’ le altre voci di menu noto che è anche possibile regolare l’intensità della vibrazione, fino anche a disattivarla completamente agendo così infatti sull’hardware. Per ciò che riguarda la mia esperienza, la vibrazione troppo intensa nei giochi a lunga andare mi provoca un po’ di dolore ai polsi ma grazie a questa possibilità offertami dal programma non devo per forza privarmi completamente di questa funzione, ma posso regolarla su una intensità più tollerabile per le mie giunture. Allo stesso modo, possiamo anche regolare il livello di sensibilità dei trigger posteriori R2/L2, molto utile per i giochi sportivi dato che solitamente in quelle posizioni sono bindati acceleratore e freno e lo stesso discordo vale anche per le levette analogiche.
Si può addirittura settare l’intensità della retroilluminazione e la sua eventuale pulsazione ma non possiamo agire direttamente sui colori. Il led luminoso che ha le dimensioni di una piccola torcia su DualShock 4 diventa una strisciolina appena visibile molto al di sotto del tasto Playstation, una scelta voluta ma non dovuta alla presenza del cavo che Sony sembra aver risolto con lo standard micro-USB.

Se il joypad vi sembra troppo leggero, nonostante già normalmente risulti bello massiccio, possiamo utilizzare un set diverso di pesi da 10g/14g/17g da alloggiare nei grip per bilanciare meglio l’impugnatura anche in base al gioco. Sembra un po’ un ultimo patetico tentativo per dare a questo supporto una parvenza di controller per eSport, ma getterete la spugna non appena avrete difficoltà nell’aprire l’alloggiamento con la sua particolare rotazione che vi darà l’impressione di rompersi da un momento all’altro. Ma nessun test è completo senza rompersi un po’ la testa con qualche bel giochillo in grado di pungulare il nostro sistema nervoso come fosse un orso che dorme tranquillo e pacifico.

Bloodborne (PS4)
L’unica facilitazione riscontrata in questo gioco è l’impostazione del lockon su M3, per il resto premere ripetutamente R1 per eseguire una combo di attacchi non è parsa agile alla stregua di un DualShock dato che i tasti dorsali non sono per niente morbidi e una serie di rapida di tre colpi ha un lieve ritardo rispetto la normalità. L’angolo leggermente più ampio della levetta analogica serve giusto a rendere più complicate le cose quando si tratta di girare attorno un boss o nel direzionare la schivata durante la frenesia del PvP. Cambiare controller in questo caso vi farà prendere una quantità tale di schiaffi da cambiare i connotati al vostro personaggio. Si può risolvere questo problema agendo direttamente col software sulla sensibilità delle levette, ma fare la spola tra PC per il setting e PS4 per il test non è esattamente un’operazione simpatica.

Doom (Ps4)
Quando si parla di FPS, pare che il Nacon dia il meglio di se, trovando pregio nei tasti un po’ duri e la levetta analogica molto ampia che trova in un senso nel puntamento dell’arma, anche se di norma la famosa saga Id Software vi istiga a far fuoco alla cieca stile Rambo piuttosto che da cecchino. Girarsi attorno e muoversi (grazie soprattutto ai programmatori del gioco però), risulta molto agevole e per la prima volta non mi sono trovato male a giocare uno sparatutto in prima persona con un joypad. Certo, mouse e tastiera per questo tipo di giochi sono il top a mio parere.

DMC Devil May Cry (PC)
Steam è ora anche compatibile con pad PS4, ma il Nacon sembra non stare al passo coi tempi. Il tasto Quadrato sembra essere un jolly e cambia casualmente funzione passando dal salto, al fuoco con Ebony e Ivory, fino ai colpi di spada e addirittura schivata (eseguibile solitamente con R1/RB). Le levette analogiche si comportano bene, ma in un gioco action devo avere la certezza che se premo il tasto per il salto durante una breve sezione di platforming, non rischi di schiantarmi al suolo perché il buon Dante ha invece deciso di tirare un affondo all’aria fresca.

DoDonPachi Resurrection (PC)
Ho voluto dare una seconda chance al controller su PC ascoltando così la seconda campana suonata da questo stupendo bullet hell di mamma Cave. Purtroppo le hanno suonate a me dato che la levetta analogica troppo ampia non è assolutamente adatta per lo spostamento millimetrico dalla risposta immediata che bisogna adottare per schivare la minuscola area di hit dell’astronave e il pad digitale, come ho già detto, sembra avere le idee confuse tra perpendicolare e diagonale.

Nioh (Ps4)
Peggio che andar di notte. Nonostante schivare ed eseguire combo richiedano l’utilizzo rispettivamente del Cerchio, Quadrato e Triangolo, un po’ duretti da premere, il cambio della stance, meccanica importante di gioco, chiama in causa l’utilizzo del tasto R1. Ho potuto constatare che la corsa tra il dorsale e i tasti principali è diversa, quindi potreste ritrovarvi a tirare un colpo per errore quando invece avreste avuto bisogno di adottare una stance difensiva per difendervi da una raffica di calci diretti sul naso. Sembra che R1/L1 rispondano meglio se premuti sul bordo inferiore dove è effettivamente posizionato lo switch. Non si riesce a capire il senso di un tasto dorsale così grande se l’area effettiva di pressione è grande poco meno che la metà di esso.

Non ho neanche voluto provare un picchiaduro, ma posso già consigliarvi di usare il DualShock 4 se avete voglia di menare le mani a Injustice o Tekken, il digitale è anche fin troppo impreciso per gestire qualsiasi tipo di beat’em up ricco di moveset. Tirando un po’ le somme, posso dire d’aver buttato nel gabinetto ben 85€ ma mi sono reso conto che alla fine dei conti la Sony ha fatto veramente un ottimo lavoro col suo joypad, ma purtroppo la casa giapponese non sembra propensa alla realizzazione di un controller ufficiale con cavo. A tale proposito però mi sento di consigliarvi di stare alla larga dal Nacon e di rimanere fedeli al DualShock nell’attesa che qualcun altro pensi a una soluzione che davvero si adatti alle esigenze dei giocatori senza far spendere loro troppi soldi e capelli con la configurazione macro.

Marco "Kakashina" Alastor ha il suo primo frontale col cabinet di "Roc'n Rope" ala tenera età di cinque anni e da allora ne investito altri trenta a distruggere gran parte del suo fegato grazie all'hardcore gaming e gli MMO. Laureato in lingue straniere, quando non sta usando lo sfigmomanometro, sfoga la sua rabbia e frustrazione divertendosi a criticare pesantemente traduzioni e doppiaggi in italiano di videogiochi, serie tv, anime e manga. Se lo chiamano il "Torquemada delle traduzioni", ci sarà pure un motivo... - CANALE YOUTUBE - CANALE TWITCH - GOOGLE PLUS