Recensione – Detention – PC Windows, Mac OS X, Linux OS

Red Candle Games e Coconut Games presentano questo Detention e noi siamo pronti a parlarvene grazie all’esperienza di gioco del nostro Marco Alastor.

The Secret of Monkey Island ha dettato legge sui miei gusti in fatto di videogiochi ed a tutt’oggi l’avventura grafica punta e clicca rimane uno dei generi che preferisco in assoluto.

Affrontare un gioco usando in gran parte il cervello e godere di una trama narrata in chiave demenziale o con uno sfondo horror, può a volte rivelarsi un’esperienza migliore di quella che si prova a vedere un bel film.

Col tempo ho imparato ad apprezzare meglio questo genere che, a mio parere, trova la sua morte nell’ambientazione horror. Purtroppo la longevità di questo genere non è particolarmente eccelsa, ma mira a rendere più intensa l’esperienza con una bella storia ottimamente narrata a cui viene allungato il brodo con svariati rompicapo. Ma è questo il caso di Detention?

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Hai paura?
Nel caso di Detention accennare troppo sulla trama, potrebbe far inciampare troppo spesso nello spoiler, quindi cercherò di essere il più sintetico e misterioso possibile.

Il gioco punta verso un’ambientazione realistica in un contesto storico a tratti ucronico, stiamo parlando quindi di una Taiwan dal governo militare reduce degli eventi della crisi di Formosa.

Gli eventi hanno luogo in una scuola superiore che vedono come protagonista la liceale Fang Ray Shin. Dopo una certa serie di eventi quella che sembra una normale scuola si trasforma in un rudere in rovina, immerso in un limbo buio e nebbioso che pare voglia fare il verso a Silent Hill.

La protagonista si ritroverà non solo a dover cercare una via di fuga dalla scuola, ma attraverserà anche un viaggio di scoperta nel suo inconscio che chiarirà anche il motivo della sua presenza in questo luogo così sadicamente mutato.

E questo a che serve?
Con questo gioco i programmatori hanno voluto puntare a tutti i costi sulla cultura orientale, i mostri, le incisioni e gli scritti che troveremo infatti avranno profonde radici nel misticismo taoista e buddista. Se siete appassionati dell’horror asiatico, Detention si rivela essere un film interattivo nel quale è addirittura possibile morire se non affrontiamo i mostri come la tradizione vuole.

Contro questi spettri le armi sono inutili, è infatti impossibile uccidere qualcosa che non è vivo o  che sia già morto, la chiave di volta di tutto quanto è trattenere il respiro. L’assenza di respiro indica anche assenza di vita nella macabra logica di queste entità e spesso aiuterà anche evitare lo sguardo diretto a queste creature.

Ray non ha tuttavia la capacità di Guybrush Threepwood di trattenere il respiro per dieci minuti, bisognerà quindi far anche i conti con la velocità di camminata rallentata quando la protagonista è in apnea e calcolare bene i tempi di spostamento.

Qualora queste creature rilevino la nostra presenza ci attaccheranno, ma se siamo abbastanza veloci potremo fuggire abbastanza veloci e lontani da seminarli. In caso contrario la morte non significa Game Over, ma ripartiremo da una sorta di limbo nel limbo nel quale troveremo una figura femminile che ci darà qualche ulteriore consiglio per evitare errori già commessi.

Forse se tiro questa leva…
Il tutto si gioca interamente con mouse e tastiera, il cursore cambierà con la relativa icona di osservazione e interazione con gli oggetti quando ce ne sarà l’occasione. L’inventario a scomparsa può essere consultato spostando il cursore in basso allo schermo e per utilizzare un oggetto è necessario selezionarlo e trascinarlo sulla parte con la quale interagire.

Abbiamo a disposizione un quaderno sul quale la protagonista trascriverà messaggi e annotazioni ma per qualche strano motivo, non sarà in grado di disegnare una mappa della scuola. Usare la cara vecchia memoria non può far altro che contrastare l’atrofia galoppante delle cellule cerebrali innescata dai giochi dalle meccaniche semplificate che si vedono oggigiorno. Purtroppo però i rompicapo non fanno pressione al cervello e sono tutti risolvibili senza perderci troppo tempo, perfino l’esplorazione non richiede particolare attenzione dato che i punti chiave sono tutti identificabili da una icona a forma di punto interrogativo.

La difficoltà dei puzzle lascia molto più spazio alla narrazione della storia che è molto più incentrata sullo svelare l’alone di mistero attorno la protagonista e gli eventi che l’hanno catapultata in questo limbo.

Cala il sipario!
Il gioco coinvolge bene il giocatore grazie alla sua maschera macabra e grazie al retroscena storico di cui è intriso, riesce a trasmettere anche un senso di ansia e pericolo grazie al contesto della dittatura militare in cui riversa la Taiwan di Detention.

Quel paio di scare jump presenti nel gioco non riescono a cogliere di sorpresa gli abituè del genere che sanno bene cosa e quando aspettarsi qualcosa del genere.

Per la veste grafica i programmatori hanno voluto scegliere uno stile interamente disegnato e animato sullo stile collage. L’ambiente appare rovinoso, buio e in decadimento, misto a un sonoro di sottofondo composto principalmente da rumori vari, in stile Silent Hill.

Per essere un gioco dalla grafica semplice, il carico sulla scheda video sembra essere anche fin troppo eccessivo con temperature che arrivano a toccare anche i 45-50 gradi in alcuni punti, ma pare che questo problema veniale sia l’unica “pecca” di gioco se parliamo di realizzazione tecnica.

Disponibile unicamente in lingua inglese e cinese, il gioco salverà automaticamente i vostri progressi e dal menu principale del gioco potrete scegliere anche quale capitolo rigiocare qualora abbiate perso o capito male qualche parte della storia, o non abbiate voglia di dover rigiocare tutto quanto da capo per sbloccare il finale alternativo.

Marco "Kakashina" Alastor ha il suo primo frontale col cabinet di "Roc'n Rope" ala tenera età di cinque anni e da allora ne investito altri trenta a distruggere gran parte del suo fegato grazie all'hardcore gaming e gli MMO. Laureato in lingue straniere, quando non sta usando lo sfigmomanometro, sfoga la sua rabbia e frustrazione divertendosi a criticare pesantemente traduzioni e doppiaggi in italiano di videogiochi, serie tv, anime e manga. Se lo chiamano il "Torquemada delle traduzioni", ci sarà pure un motivo... - CANALE YOUTUBE - CANALE TWITCH - GOOGLE PLUS