Recensione Prey – PS4, Xbox ONE, PC

Torniamo nella tana del Leopardus per parlare del gioco Prey, creato da Arkane Studios e prodotto da Bethesda

LA VIDEORECENSIONE

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LA RECENSIONE

Introduzione

Il Prey uscito quest’anno doveva essere inizialmente il seguito del Prey del 2006 che uscì prima su PC e poi venne convertito anche per Xbox 360, macOS, Linux e iPhone. Difatti il progetto fu affidato al team originale Human Head Studios, il quale si occupò già del primo Prey. Però il seguito non vide mai la luce tant’è che prima lo sviluppo si bloccò per molto tempo e poi la Bethesda (casa che si occupò della pubblicazione del primo e che ha tutt’ora in mano i diritti del marchio Prey) decise di annullare l’intero progetto nel 2014. Per un paio d’anni non se ne seppe più nulla fino a quando all’E3 2016 la stessa Bethesda annunciò il Prey che oggi conosciamo. La compagnia specificò che era una rivisitazione del Prey originale e la sua creazione venne affidata alla Arkane Studios. Casa di sviluppo già nota per l’incredibile successo che riscosse con i due capitoli di Dishonored.

Specifico che la versione di cui parlo è la versione PC, l’unica che ho potuto testare.

GRAFICA

Graficamente il gioco si presenta bene. Il livello di pulizia generale è ottimo ma ho potuto riscontrate dei piccoli bug grafici tra cui compenetrazioni poligonali di nemici ed oggetti e ritardo nel caricare sia delle texture che degli oggetti solidi come le armi del/della protagonista. Fortunatamente sono bug capitati sporadicamente e con la prima versione del gioco. Dopo i vari aggiornamenti che ci sono stati non ho riscontrato più i problemi sopracitati. Stesso discorso vale per gli FPS. Su PC Prey raggiunge e mantiene in maniera granitica i 60 FPS per la maggior parte dell’avventura. Ma ci sono zone dove inspiegabilmente i frame calano anche a 10 frame per poi ritornare a 60. Anche in questo caso dopo le patch somministrate non ho notato più dei cali così bruschi ma bisogna dire che questo problema ai frame potrebbe essere stato dovuto all’ultimo aggiornamento di Windows 10. Basta poco per trovare in rete problemi ai frame anche in altri giochi nello stesso periodo del rilascio della nuova versione di Windows. Ad oggi (6 Giugno 2017) posso confermare che tutti i problemi si sono risolti ed il gioco gira magnificamente.

Talos I è la stazione spaziale dove è ambientato tutto il gioco e tutti i vari ponti, alloggi, lobby, ecc… si vede che sono stati realizzati con cura. È chiaro che si sono ispirati ai numerosi libri e film di genere fantascientifico strizzando l’occhio anche al genere thriller: ansia, suspance e tensione, sono elementi che l’ambientazione fa nascere perfettamente nella mente del giocatore facendolo effettivamente sentire come una preda, anche del più insignificante dei nemici e, a mio parere, hanno centrato pienamente l’obiettivo.

TRAMA

La trama è scritta dal giocatore. Nessuna frase calzerebbe più a pennello con questo titolo. Il giocatore ha comunque fissi degli obiettivi missione per tutta l’avventura ma è il modo di come raggiungere questi obiettivi che delineerà la personalità che avrà Morgan Yu (il protagonista) e quindi sarà il giocatore che determinerà la sua sorte e quella di tutta la stazione spaziale.

La cosa però non è così ovvia. Il gioco non ti guida sulle possibili scelte previste della trama, sta al giocatore far camminare il cervello e capire quello che si può fare e quando farlo. Addirittura se si compiono certi passaggi sarà possibile finire il gioco prima del tempo cosa non comune in un videogioco.

Ha una trama ben scritta con dei colpi di scena per niente scontati ed un finale veramente spiazzante. Non aggiungo altro poiché vorrei evitare spoiler di sorta, soprattutto per un gioco del genere.

GAMEPLAY

Anche se il titolo fa parte degli sparatutto in prima persona lo si può definire uno sparatutto atipico. Infatti contiene elementi GDR che non solo influenzano il giocatore, ma anche il mondo che lo circonda.

Con la parola libertà si può racchiudere tutto il gameplay di Prey.

Da questo punto di vista si ispira molto alla saga di Bioshock, Half life 2 e a System Shock. Nonostante prenda diversi elementi dai titoli sopracitati non significa che non abbia una sua personalità ma, anzi, si contraddistingue molto sia dai titoli moderni che passati facenti parte dello stesso genere, diventando un prodotto quasi unico nel suo genere.

Con la parola libertà si può racchiudere tutto il gameplay di Prey. Chi ha apprezzato i due Dishonored, qui, troverà pane per i suoi denti poiché le possibilità sono raddoppiate rispetto al passato. Fin dalle prime battute al giocatore viene posto un’obiettivo ma sarà solamente lui a decidere il modo di raggiungerlo.

Inizialmente si avranno a disposizione solo le abilità umane e più avanti si sbloccheranno le abilità dei Typhon (i nemici principali del gioco). La libertà esiste persino nell’acquisizione dei poteri. Se si sceglierà di prediligere l’acquisizione dei poteri degli alieni si diventerà molto forti, quasi inarrestabili e si potrà accedere ad aree con trucchetti al di fuori delle capacità umane, ma si avranno le intere torrette della stazione contro (vi vedranno come se foste dei Typhon) e, come se non bastasse, in maniera del tutto casuale vi darà la caccia L’Incubo. Solo dopo averlo incontrato capirete il perché del suo nome.

Invece se si prediligeranno le abilità umane ci saranno meno alieni in giro per i livelli di gioco, ma avrete una potenza contenuta e per accedere a determinate aree dovrete sfruttare altri trucchetti come l’hacking o la super forza. Inoltre c’è anche la possibilità di non acquisire alcun potere umano o alieno che sia ma, soprattutto a difficoltà elevate, se scegliete questo stile di gioco la vita all’interno di Talos I sarà un vero inferno.

Tutto questo era solo un’esempio, ma si può applicare lo stesso concetto di libertà anche all’ambiente di gioco. Prediligere un percorso piuttosto che un altro. Scegliere la via più facile ma con dei rischi o la via più tortuosa ma con meno rischi. Insomma il giocatore ha in mano il suo destino nel vero senso della parola.

Il gioco non vi manda allo sbaraglio ovviamente. Oltre alle abilità mette a disposizione diverse armi. Non sono molte ma sono tutte utili. Ci sono le armi più classiche come il fucile a pompa e quelle più tecnologiche come il cannone GLOO. Dopo averlo provato sono sicuro che non potrete più farne a meno. Sostanzialmente spara bombe di gel con cui potrete sbizzarrirvi. Se le lanciate contro i nemici li blocca sul posto per qualche secondo dandovi la possibilità di colpirli, se le sparate contro le pareti vi permette di raggiungere le zone più elevate, se le sparate sul fuoco potete spegnerlo e sono solo alcuni dei suoi usi.

Inoltre questo titolo vi dà la possibilità di costruire da voi le armi, le munizioni e gli oggetti necessari per proseguire nell’avventura. Basta possedere il progetto dell’oggetto da creare ed i materiali necessari. Materiali che potrete trovare ovunque riciclando gli oggetti che non vi servono e/o gli oggetti spazzatura.

C’è un’interagibilità dell’ambiente eccezionale. Difatti l’esplorazione è parte fondamentale del gameplay. Oltre a servire per trovare documenti e/o neuromod per potenziarvi, è necessaria anche per raccogliere quanta più spazzatura possibile che poi andrà riciclata per ottenere i materiali di creazione.

L’I.A. dei nemici è di buon livello ed i Typhon reagiscono quasi come se si ha a che fare con una persona vera. Cercano di anticipare le vostre mosse calcolando dove andrete a piazzarvi per potervi colpire. Inoltre più di una volta mi è capitato che certi alieni quando si ritrovavano in fin di vita pur di sopravvivere andavano a nascondersi per non venire uccisi (cosa che non ho riscontrato da nessuna altra parte).

SONORO

Il comparto sonoro è forse la pecca maggiore di questo titolo. Le musiche non sono particolarmente eccezionali e delle volte sovrastano i dialoghi ed i suoni del gioco. Infatti non solo le musiche sono calibrate male ma anche certi dialoghi (soprattutto quelli degli operatori robotici). In più di un’occasione si sentiva meglio l’operatore robotico posto a notevole distanza che la persona che stava parlando di fronte al protagonista.

Il doppiaggio italiano è di notevole fattura. Tutte le voci, persino quelle dei personaggi secondari, sono state doppiate egregiamente non facendo sentire in alcun modo il bisogno di giocarlo in lingua originale. L’unica pecca però è che (forse per limiti di budget) delle voci italiane sono state riciclate per più personaggi. Abituando il giocatore ad associare una voce ad un determinato personaggio e poi sentirla uscire dalla bocca di un altro crea un po’ di confusione se non si va a leggere chi sta dicendo cosa. Non avendolo provato però in inglese non vi so dire se capita anche in lingua originale o se questa è una cosa legata esclusivamente al doppiaggio italiano.

LONGEVITA’

La campagna principale di uno sparatutto classico nella media dura circa una decina di ore, ma Prey le supera abbondantemente. Nella mia run esplorando e raccogliendo quanta più roba possibile ci ho messo circa trenta ore per finirlo. Ma a dispetto degli altri sparatutto che se troppo lunghi annoiano, Prey, non annoia affatto ma, anzi, non ne sei mai stanco. Come poi ho scritto ad inizio articolo possedendo diversi finali e diverse scelte nel bel mezzo dell’avventura il giocatore è spinto anche a rigiocarlo solo per il fatto di vedere cosa accade se ci si comporta in un altro modo raddoppiando di fatto la longevità.

 

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Milanese, cresciuto a pizza e videogames. Fiero di essere un nerd, gioca da quando aveva 8 anni e da allora la sua passione per questo mondo parallelo non è mai diminuita. Oltre a videogiocare per divertisi lo fa anche per sfida, gli piace mettersi alla prova ed affrontare l'impossibile. Il suo motto? "Sono un videogiocatore non perchè non ho una vita, ma perchè ho scelto di averne tante!"
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