Vi racconto una storia tragicamente bella e affascinante dagli stessi sviluppatori di The Unfinished Swan, ovvero i Giant Sparrow. Disponibile per PC e PlayStation 4. Vi racconto la storia di What Remains of Edith Finch! (Lara Padawan)
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LA MORTE BUSSA A CASA FINCH
Quello che rimane ad Edith Finch è il lascito di una famiglia che troppe volte ha avuto a che fare con la morte. Le generazioni che l’hanno preceduta sono state costrette ad affrontare almeno una tragedia, come se fosse una sorta di appuntamento immancabile.
Tanto che a un certo punto la giovane Edith si rende amaramente conto di come quella che ha tutti i tratti di una maledizione sia diventata semplicemente una triste abitudine: perché se una famiglia inizia a costruire le basi delle generazioni future, partendo da un cimitero, forse si è semplicemente entrati nel vortice di un’inquietante routine.
Probabilmente è anche per questo che la mamma di Edith ha deciso di sigillare le stanze dei parenti defunti e di costruirne di altre per i nuovi arrivati! La casa della famiglia Finch sembra un agglomerato di piccoli edifici messi assieme praticamente uno sopra l’altro, collegati da ponteggi e trovate da ingegneri fai da te.
Nonostante ciò, è un luogo mistico e affascinante, che conserva letteralmente i ricordi del passato e si prepara ad accoglierne di nuovi.
Immersa in un’avventura breve ma intensa (3 ore di gioco) ho percorso le stanze della casa di famiglia, con Edith, alla scoperta di qualcosa che si è rivelata in un certo modo, straordinaria.
Ho esplorato l’ambiente ed ho interagito con gli oggetti circostanti per far sì che Edith raccontasse in prima persona (le frasi che compaiono e scompaiono al nostro passaggio, fantastiche) le sensazioni e le emozioni provate durante la sua ultima visita nella vecchia casa di famiglia.
La struttura narrativa è dunque molto lineare e si basa unicamente sulle parole della ragazza, che rispecchiano ovviamente ciò che accade davanti ai nostri occhi per fornirgli tutti i dettagli necessari per sbrogliare la matassa di una storia intricata ma appassionante, che passo dopo passo svela tutte le sue toccanti carte.
What Remains of Edith Finch riesce a raccontare il tragico destino dei deceduti membri della famiglia Finch, con una sottile ironia e tanta emozione.
STORIE TRAGICAMENTE IRONICHE
Come dicevo in apertura le stanze di chi è andato via troppo presto non sono mai state rimpiazzate per dar posto alle future generazioni, bensì sigillate con nome, data di nascita e morte di chi le occupava.
Nei panni di Edith si trova comunque il modo di accedere all’interno di queste stanze in cui è possibile trovare un documento o, in ogni caso, una testimonianza che racconti gli ultimi istanti di vita del parente defunto.
Qua risiede l’eccezionale bravura degli sviluppatori, a cui faccio davvero i miei complimenti, non solo nella stesura della sceneggiatura (impeccabile), ma anche nella creazione del game design.
Il gioco tratta con delicatezza estrema temi molto complessi come l’amore e la solitudine o immagina le fantasie infantili dei giovanissimi che hanno tragicamente perduto la vita, però decide di rendere tutto quasi giocoso, mai spiccatamente triste (sebbene il tema di fondo sia estremamente toccante), ironico e, paradossalmente, persino allegro.
Quando si ironizza sulla morte, What Remains of Edith Finch non lo fa in maniera affatto banale, anzi il racconto è talmente ben scritto e ben messo in scena che ci si sente veramente parte di quegli ultimi istanti.
L’infante che immagina coreografie pazzesche con i giocattoli a sua disposizione nella vasca da bagno, il papà cacciatore che prova a trasmettere la sua passione alla figlia, l’angosciante solitudine di chi ha vissuto in cantina, il famelico appetito di una bambina mandata a letto senza cena (una delle storie più bizzarre). Sono soltanto alcuni esempi delle storie che si vivono in prima persona, ma in nessuno di questi si vede effettivamente la morte del protagonista, sebbene la si sfiori e la si percepisca nettamente.
Il messaggio insomma viene trasmesso in senso lato, ma la pienezza della sua potenza è tangibile e toccante. La bellezza di queste mini-storie che di fatto compongono il quadro completo del gioco risiede però non soltanto nella narrazione, ma anche nel gameplay.
Sia chiaro, non bisogna attendersi soluzioni ludiche particolarmente complesse (per fortuna), perché prima regola di questo titolo, e di titoli simili, a mio parere, è semplicemente quello di raccontare una storia, senza il rischio di “perdersi” in complicati rebus da risolvere al fine magari di aprire solo una porta.
Nota positiva, c’è la possibilità di rigiocare a scelta ogni mini-storia, espediente che si rivela utile per togliersi qualche curiosità o, semplicemente, per sbloccare i trofei mancanti.
CONSIDERAZIONI
Dopo un inizio all’insegna dell’incredulità, mi sono piano piano immersa insieme ad Edith nei racconti eccentrici impossibili e spesso bizzarri di questa incredibile famiglia Finch. Ha saputo catturare la mia attenzione trasportandomi nelle fantasie, nelle speranze e nelle paure di una famiglia veramente sfortunata (Sfigata rende ancora meglio l’idea)!
Un game design impeccabile dal mio modestissimo punto di vista.
Lo consiglio a tutti quelli che amano i walking simulator.
Ringraziamento doveroso a Kessen e Lupetto che me l’hanno consigliato.
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