Horizon Zero Dawn – PS4 – Recensione
La recensione di Horizon Zero Dawn potrebbe iniziare e finire con una semplice parola: Capolavoro, ma siccome non sono qui a smacchiare i giaguari eccovi nel dettaglio i pregi ed i difetti di un titolo veramente ben fatto. Preciso che la recensione sarà assolutamente priva di spoiler così da non compromettere l’esperienza di gioco.
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Guerrilla Games è una casa di sviluppo di proprietà di Sony. La sua sede è ad Amsterdam nei Paesi Bassi. Negli anni è diventata molto famosa per la serie Killzone, infatti ne hanno trattato fino a fine 2013 in concomitanza con l’uscita di PS4.
Escludendo Horizon Zero Dawn il loro ultimo lavoro fu Killzone Shadow Fall, un gioco che anche se raggiunse in pochi mesi le 2,1 milioni di copie vedute non rimase molto a lungo nella mente dei giocatori.
Complice forse una trama non particolarmente eccelsa e poche novità rispetto ai precedenti Killzone. Tutto questo per farvi capire che passare da uno sparatutto lineare ad un’open world di certo non è cosa facile ma, i ragazzi di Guerrilla, nonostante la loro nulla esperienza nel genere, sono riusciti a creare un prodotto di indiscutibile fattura e perizia. Tanto di cappello a Guerrilla Games.
Grafica
Il gioco ha una grafica meravigliosa. Scorre fluidamente a 30fps fissi senza cali di sorta. Incredibile come Guerrilla Games sia riuscita a creare un mondo così bello, colorato e vivo su una console. In questo caso i PC gamer hanno tutto il diritto di crepare d’invidia.
I paesaggi sono mozzafiato, tant’è che nel menù esiste una modalità foto dove crearsi dei veri e propri wallpaper con filtri fotografici annessi.
L’ambientazione è varia e di gran livello. Si passa dalle montagne alle praterie, dalle foreste pluviali ai deserti. Il tutto è ben amalgamato e, anche se le zone sulla mappa risultano ben divise, in realtà esplorando con la protagonista si noterà subito che non ci saranno dei confini netti ma che gli scenari cambieranno gradualmente senza neanche dare modo al giocatore di accorgersene.
L’illuminazione è ottima anche di notte; la natura è ben resa sullo schermo con illuminazioni lunari da far paura.
Forse l’unica nota dolente è che in certi paesaggi (soprattutto desertici) il colore arancione è stato un po’ troppo accentuato (soprattutto durante le ore diurne) e, a lungo andare, potrebbe stancare gli occhi.
I personaggi principali sono fatti benissimo, persino i gingilli che indossano sono ben dettagliati. Ammirevole come pure la maggior parte dei personaggi secondari sono realizzati altrettanto bene. Solo pochi di questi sono leggermente sottotono ma si possono contare sulle dita di una mano.
Le bestie meccaniche sono riprodotte in maniera superlativa, non solo graficamente ma anche dal punto di vista delle animazioni. Ogni pezzo di corazza, ogni parte anatomica e persino i danni che ricevono sono stati creati in maniera quasi realistica.
Trama
La trama è ben scritta e ben diluita per tutte le missioni principali. La storia è improntata in modo che il giocatore non sa nulla di più di quello che apprende Aloy (la protagonista) durante il suo viaggio.
Inizialmente le vicende forse coinvolgono un po’ poco lo spettatore poiché è pieno di dubbi e domande sul mondo di gioco e tutto ciò che vi gira attorno, ma nel proseguire, la trama acquisisce carattere e arriverà a tenere incollato il giocatore fino alla fine (quasi facendo dimenticare tutte le attività secondarie).
Un po’ come accade ad Aloy se vogliamo vedere. Si parte da neonati e, crescendo, si matura fino ad arrivare all’età adulta.
Ammirevole che gli sviluppatori abbiano voluto introdurre determinate scelte in determinati dialoghi così da personalizzare il carattere di Aloy e quindi ancor di più la partita, ma posso affermare che, queste scelte, non incidono comunque tantissimo sul finale del gioco o sulle situazioni che si verificano. In sostanza sono scelte per così dire superficiali. Sarebbe stato bello che le stesse fossero state invece più incisive, ma così non è purtroppo.
Gameplay
Il gioco è sostanzialmente un’action RPG open world. Il giocatore avrà piena libertà di quando affrontare le missioni principali o in che ordine affrontare le missioni secondarie. Pregevole il fatto che certe missioni secondarie influenzino future missioni principali.
In questo modo il videogiocatore viene spinto a scovare e affrontare il maggior numero di incarichi per arrivare preparato al gran finale.
È palese che il titolo prende elementi a piene mani da altri giochi analoghi come per esempio le missioni di caccia alla The Witcher 3, la raccolta di risorse alla Far Cry 3 ed i punti panoramici alla Assassins’s Creed. Ma nonostante questi elementi in comune, è in grado di rimescolare gli stessi alla perfezione facendo scomparire le similitudini per far nascere qualcosa di nuovo.
La caccia alle bestie meccaniche è il fulcro del titolo. Il giocatore avrà un buon numero di armi a disposizione con cui andare a caccia ed ha la piena libertà d’approccio. Vuoi uccidere una bestia dandogli fuoco? Lo puoi fare; la vuoi congelare? Lo puoi fare. La vuoi uccidere in maniera silenziosa? Lo puoi fare e potrei anche andare avanti. Inoltre ogni creatura va attentamente analizzata per scoprire eventuali punti deboli da sfruttare a proprio vantaggio.
La difficoltà massima (molto difficile) è veramente difficile ma non impossibile. Spinge il giocatore ad aguzzare l’ingegno per superare le sfide, soprattutto se si ha a che fare con bestie di grosse dimensioni o nemici particolarmente ostici.
Ho potuto notare una lieve ripetitività di situazioni in certe missioni secondarie dove per raggiungere e scoprire dove si trova il punto B è necessario seguire delle tracce. Questo schema certe volte si ripete un po’ troppo e crea nel giocatore una reazione del tipo: “Uffa ancora tracce da seguire?!”. Ma se si sorvola su questo, per così dire, semi-difetto, la missione in sé non è noiosa, anzi, c’è un’incredibile varietà di situazioni e motivi per il quale bisogna svolgere un compito. Oltre al fatto che solo con l’esplorazione tramite missioni e non si scoprono nuove bestie e nuove aree le quali portano nuove missioni. Esattamente come una catena di S.Antonio.
Un piccolo difetto che ho riscontrato è il fatto che l’indicatore della missione certe volte manda in confusione il giocatore. Nel tentativo di indicare il percorso come fosse un navigatore lo fa invece girare un po’ a vuoto. Nulla di grave ma non nego di essermi un po’ spazientito per le diverse volte che è accaduto.
Sonoro
Le musiche sono molto belle ed evocative. Nei momenti dove sono presenti delle scene emozionanti si sposano talmente bene da far scendere qualche lacrimuccia al giocatore. Soprattutto verso fine gioco.
Il doppiaggio è interamente in italiano ed è di ottima fattura. Tutti i personaggi principali e la maggior parte di quelli secondari sono doppiati divinamente. Alcuni personaggi secondari però non sono doppiati benissimo ma, negli ultimi anni, è un difetto che si può riscontrare in numerosi titoli della stessa categoria, quindi non la definirei una vera e propria pecca ma quasi un marchio di fabbrica del genere.
Purtroppo in rari casi c’è una desincronizzazione del lip-sync ma, come ho detto, essendo le volte che capita veramente sporadiche quasi non si nota.
Longevità
Facendo solamente la trama principale (cosa sconsigliatissima) ed andando non spediti si può tranquillamente finirlo in una ventina di ore. Però ci si preclude un’intero mondo da esplorare. Infatti se lo si vuole finire al 100% saranno necessarie ben cinquanta ore di gioco o più.
Proprio a questo punto volevo rivelarvi la più grande pecca di questo gioco. Nonostante un elevato numero di ore per concluderlo non ci sono in realtà veri motivi per giocarlo una seconda volta. Infatti in una singola run sono riuscito a platinarlo ed arrivare al 95% del completamento globale giocandolo fin da subito a molto difficile. Quindi sta alle abitudini del giocatore. Ci sono giocatori che prima giocano a normale e solo nella seconda run aumentano la difficoltà. Invece ce ne seno altri, come me, che fin da subito mettono la difficoltà più difficile disponibile. È ovvio che ai primi dura di più ed ai secondi di meno ma, in ogni caso, finita la prima run nulla verrà sbloccato. Nessun extra, difficoltà segreta o armi bonus, il gioco finisce e basta. Il titolo vi dà la possibiltà di concludere eventuali compiti secondari rimasti in sospeso ma se, quest’ultimi, li avete completati prima della fine, non ci sarà veramente più nulla da fare.
Il giocatore riprenderà in mano il titolo in futuro solo se ci si è particolarmente affezionati al mondo di gioco ed ai personaggi che vi ruotano intorno, Aloy in primis. Con una sorta di effetto nostalgia lo si rigiocherà solo per poter rivivere le gesta di Aloy nella scoperta di questo mondo tanto bello quanto pericoloso.
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