Radici – 1×01 – Recensione
Recensione prima puntata della mini-serie “Radici”, andata in onda il 16/12/2016 su History Channel.
IL RITORNO DI UNA SERIE EVENTO
Era il 1977 quando negli Stati Uniti d’America andò in onda una miniserie di 8 episodi chiamata anch’essa Roots (appunto Radici), ispirata all’omonimo romanzo di Alex Haley.
La serie all’epoca fece scalpore, con il suo racconto nudo e crudo di un’atroce storia di schiavitù e sofferenza, vincendo ben nove Emmy Award ed un Golden Globe.
History ha così preso la vecchia serie, trovato un cast dirompente ed organizzato un remake da 4 puntate per tornare su temi caldi ed attuali come non mai.
…E IN QUANTO KUNTA KINTE CANTO!
Le vicende partono da Juffure, un villaggio del Gambia, dove nasce un bambino che verrà chiamato Kunta, ultimogenito della famiglia dei Kinte. Il giovane ragazzo a soli 17 anni sarà catturato dagli schiavisti inglesi e portato nella colonia britannica del Maryland e poi da lì in Georgia.
La vita di un uomo che diventa identica alla vita di un animale da soma/oggetto, con privazioni che la renderanno indegna di essere chiamata vita; questo in breve l’incipit della storia che con la prima puntata ha sicuramente lasciato il segno per le scene crude trasmesse e per l’interpretazione magistrale di Malachi Kirby, nel ruolo di Kunta Kinte, che tiene il passo di attori ben più navigati ed esperti di lui.
La forza di volontà e la voglia di libertà basteranno a salvare Kunta Kinte dalla schiavitù ed a permettergli di tornare dalla sua famiglia e dalla sua amata? Questo toccherà scoprirlo durante le prossime 3 puntate che andranno in onda ogni Venerdì su History, canale 407 di SKY.
BUDGET E CAST DI TUTTO RISPETTO
Cast imponente dicevamo, ma budget altrettanto imponente, calcolando l’assenza di grossi effetti speciali, esso si assesta sui 50 milioni di dollari.
Tra gli attori spiccano i nomi di Forest Whitaker (Oscar come migliore attore nel 2007 per “L’Ultimo Re di Scozia”), Anna Paquin (Oscar nel 1994 come miglior attrice non protagonista per il film “Lezioni di Piano”) e Laurence Fishburne (dobbiamo proprio dirvelo che interpretava il Morpheus di Matrix o siete abbastanza NERD da saperlo già? Vabbè ve lo abbiamo detto lo stesso).
A prescindere dai nomi citati e dai soldi spesi per realizzare questo prodotto ci sentiamo di consigliare a chiunque la visione della mini-serie per l’importanza delle tematiche (ora più che mai, visto che il razzismo è come Babbo Natale e non va mai in pensione), che conferiscono una intensità proverbiale al lavoro tratto dal bellissimo romanzo di Alex Haley.
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