Lo chiamavano Jeeg Robot – Cinema di Seconda Mano
Per la rubrica sul cinema che ha abbandonato le sale per trasferirsi nelle case, vi presentiamo la recensione SENZA SPOILER del film “Lo Chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti.
LUPIN, TIGER MAN E JEEG ROBOT
Tre lavori hanno visto la simbiosi artistica di Gabriele Mainetti (regia) e Nicola Guaglianone (sceneggiatura): due cortometraggi e un lungometraggio.
Il primo corto dal titolo “Basette” è del 2008 e ha visto Valerio Mastandrea nei panni di un insolito Lupin III.
Il secondo corto è “Tiger Boy” uscito nel 2012 con velati riferimenti all’Uomo Tigre.
La terza opera è invece il lungometraggio di cui andremo a parlarvi, che ci riporta lì dove tutto era cominciato (a Tor Bella Monaca, quartiere di Roma dove anche “Basette” è ambientato) per chiudere un cerchio che andrebbe percorso tutto e tutto d’un fiato.
Vi invitiamo quindi, qualora vogliate cimentarvi nella visione di “Lo Chiamavano Jeeg Robot” a prendervi una mezz’oretta di tempo in più per spararvi prima gli altri due lavori di questo incredibile duo e poi godervi il film.
L’INCREDIBILE DUO
Perchè abbiamo definito il duo Mainetti/Guaglianone “incredibile”?
Beh perchè riescono finalmente a creare un film di “supereroi” classico, condito da tanta ironia e ottime trovate stilistiche, totalmente MADE IN ITALY e senza budget hollywoodiani o effetti speciali ipertecnologici, cosa sicuramente atipica e spesso non riuscita del tutto mai a nessuno (basti pensare a “Il ragazzo invisibile” di Gabriele Salvatores, giusto per citare il più recente).
Lo chiamavano Jeeg Robot convince e lo fa anche servendosi di una fotografia cupa, ma sempre sul pezzo e di una colonna sonora mai banale che si mescola bene ad ogni scena aumentandone l’impatto sullo spettatore.
L’INCREDIBILE TRIO
Ad un duo di creatori incredibili dobbiamo però aggiungere anche un trio di attori altrettanto meritevoli di questo aggettivo.
Abbiamo Claudio Santamaria nella parte di Enzo Ceccotti, un sociopatico ladruncolo romano amante dei film porno e dei danette alla vaniglia, che da perfetto signor nessuno diventa quello che chiunque vorrebbe diventare…
…Il contatto con del materiale radioattivo infatti gli infonde una forza sovraumana, una resistenza al dolore incredibile e la capacità di guarire rapidamente da traumi e ferite (amputazioni escluse! -ndr-).
Abbiamo Luca Marinelli nei panni di Fabio Cannizzaro “Lo Zingaro” che gli fa da antagonista, in una lotta che sebbene all’inizio sia tra male e male, perchè entrambi i personaggi ci vengono dipinti in nero (anche se con toni decisamente diversi l’uno dall’altro), si trasforma in una sfida tra il bene e il male, grazie all’intervento del terzo vero protagonista del film, la “vergine” (perchè al primo film in assoluto) Ilenia Pastorelli, che nei panni di Alessia, una ragazza con problemi mentali, riesce a creare i presupposti per la trattazione di tantissime altre tematiche che senza di lei sarebbero state precluse.
Sia Santamaria, che Marinelli e la Pastorelli danno vita a modo loro a tre personaggi riuscitissimi rendendo semplice una cosa difficilissima come quella dell’interpretazione credibile dei disagi mentali.
DOPPIO MAGLIO PERFORANTE
Il film si lega a doppia mandata (e ovviamente non vi diciamo in che modo) con il cartone animato di Jeeg Robot d’Acciaio e così assistiamo inermi ad un attento miscuglio di triste realtà e dolce ironia che ci riesce a fare ridere e piangere allo stesso tempo.
Tra un Hiroshi Shiba ed un Imperatore del Drago arriviamo all’epilogo sazi ed appagati, sentendoci di consigliare la pellicola a tutti i nostri lettori, speranzosi del fatto che riuscirete a trovare la giusta chiave di lettura per un film che, se visto nel modo giusto, potrà regalarvi più di uno spunto di riflessione.
Vi lasciamo al trailer del film.
MYNERDOMETRO 8/10
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